Il Dolore si leva con altro Dolore.
Chiodo scaccia chiodo solo se il primo chiodo lo tieni conficcato nella mano e il secondo nelle palle.
Non deve essere necessariamente un dolore più forte, basta che sia un dolore nuovo.
Per esempio; hai la colite da mesi, ti fa male nel cianco, passi le giornate a farti derubare dal farmacista accantandoti le peggio scimità dal carbone attivo della befana all’oloe vera, poi mentre stai preparando la cena, tagliando le patane (che fanno tanto bene alla colite, l’ho letto su irimedidimammeta.it) ti tagli un dito, una bella ferita profonda, cominci a iastemmare il criato, prendi il disinfettante e ce lo meni sopra a beverune e così ti fa male ancora di più… però… puff… la colite è sparita, sei talmente concentrato sul tuo dito in cancrena che non senti più il dolore nel fianco.
O ancora; hai problemi a lavoro, passi mesi a cercare di uccidere il masto e farlo sembrare un incidente, poi un giorno all’intrasatta ti ammali… puff… fanculo il lavoro, passi tutto il giorno a diagnosticarti malattie rare su google e a autocurarti con bicarbonato di sodio e aloe vera (che va più o meno bene per tutto, dalla tubercolosi alla sciatica) e che te ne fotte se il masto vuole licenziarti tanto tengo il morbo di Winchestern, che lo teniamo io, un bambino in Cina e un viecchio in Australia, minimo minimo piglio l’accompagnamento.
Oppure; hai litigato con gli amici, passi mesi a cercare aforismi di OscarUaild abbastanza acidi e offensivi e a bloccare la parentela tutta sui social fino al quarto grado, poi all’intrasatta scopri che mugliereta si tiene a uno… puff… fotteminchia degli amici, sto chin e corn.
Seguendo questa filosofia ti rendi conto che puoi trovare pace solo quando arriverà il guaio più grosso di tutti, insomma quando dovrai morire, allora… puff… in prima istanza magari proverai con l’aloe vera però poi spariranno tutti i guai accessori e sarai finalmente libero di goderti la vita senza fustigarti in continuazione.
Ma sarai probabilmente troppo vecchio, malato e stanco per farlo.
Tutto questo ragionamento mi ha fatto pensare a quando da piccolo sono andato in vacanza con la mia famiglia. L’unica vera vacanza fatta con la mia famiglia. Di solito, per qualche giorno estivo, ci ammuntunavamo nei lietti a castello in qualche casa abusiva del cilento affittata a prezzi sproporzionati da qualche zio di secondo grado o peggio si accampavamo di stramacchio con la tenda, come i terremotati dell’irpinia, dientro al camper di nonno al Camping Europa, 2 stelle, servizi igienici non inclusi.
Quel anno papà deve essersi abbuscato una cosa di soldi in più e allora abbiamo valicato le colonne d’Ercole di Paestum per andare a villeggiare in questa località esotica e misteriosa che era la Puglia.
Villaggio Turistico a Manfredonia, mare marrone tale e quale a Paestum, però c’era l’animazione. Tutto organizzato dall’amico di papà che somigliava spaventosamente a Filini, però c’era l’animazione. Milioni di lire di affitto per un bilocale in amianto di 25 metri quadri, però c’era l’animazione. Architettura e ambientazione una via di mezzo tra il post-atomico e inacasa, però c’era l’animazione.
L’animazione all’epoca non si sapeva cosa fosse, almeno per me la cosa che più si avvicinava al concetto di animazione turistica durante le vacanze era quando il nonno al Camping Europa si chiamava i paccheri con gli altri viecchi mentre giocavano a tresette.
C’era perfino il miniclub, non era come adesso però, il miniclub all’epoca consisteva nel mettere le canzoncine per i bembini a tutto volume negli altoparlanti per una mezz’oretta prima dello spettacolo serale (a giorni alterni Cabaret o Corrida) lasciando che i pargoli dai sei mesi ai 16 anni potessero occupare il palco pascolando liberamente e sbattendosi come i puorci. Nel migliore dei casi provocavano megarisse prima tra i pargoli stessi e magari poi tra i genitori, che avrebbero poi andato ad alimentare faide all’interno del villaggio vacanze che manco nella Mafia italoamericana negli anni 50, quando andava bene invece qualche pargolo si stroppiava autonomamente menandosi da sopra al palco o facendo capa e capa con gli altri pargoli. All’epoca far stroppiare i bambini era una cosa socialmente accettabile se non vista addirittura di buon occhio. Insomma, gli animatori del miniclub erano in maggioranza paramedici e infermieri specializzati.
Io ero molto timido, scurnuso, impaurito, traumatizzato, pessimista, distrutto dalla vita già a 7 anni e ovviamente non ci andavo mai, aspettavo composto di vedere per la dodicesima volta lo stesso sketch comico scopiazzato dalla tv e recitato male dagli animatori o ancora meglio di sentire Malafemmina nella memorabile interpretazione di Tonino di Caivano, che quando non stava mbriaco incarrava pure il testo (secondo classificato solo perché il primo posto lo faceva sempre la danzatrice del ventre, quarantenne zitella di Ottaviamo che si teneva il capovillaggio).
Però c’era una canzone che mi piaceva assai: El Dindondero.
Non ci avevamo ancora iniettato il vaccino anti-EnriqueIglesias e le canzoncine dal vago sentore sudamericano erano ancora divertenti. Avvertivo che era una cosa per pariare e poi quella voce di cazzo che diceva “MIGUEL SON MI” mi faceva ridere assai. Avevo 7 anni.
Allora quando la passavano avevo qualche reazione incontrollata seduto composto nel mio sedile dell’anfiteatro all’aperto, tipo muovere un sopraciglio credo. Mamma se ne accorgeva e insisteva a farmi schiodare per andare a ballare: “Vai a mammà ja… abbiamo pagato tanta soldi per farti picchiare malamente dal figlio quindicenne di quel cammurrista di Marigliano, persona tanto gentile tra l’altro, ci offre sempre il caffè al bar.. vai a mammà ja..”
Ovviamente non riusciva a convincermi.
L’ultimo giorno di vacanza, non so come, ci riuscì. Così anche io potetti provare l’ebbrezza di sbattermi come un puorco provocandomi fratture scomposte sul palco alluccando “MIGUEL SO MI”. E fatto strano, la cosa mi piacque, ero quasi pentito di averlo fatto solo l’ultimo giorno quando in pratica la vacanza era ormai finita.
Lo ricordo come uno dei rari momenti di felicità pure della mia infanzia.
Allora forse si è vero che il Dolore si leva con altro Dolore, però la controindicazione è che fai una vita e’ merda, e non disprezzando a voi ma io non mi sono fatto mancare niente in tal senso, ma forse il dolore si leva pure col Dindondero, il cazzeggio puro a schiovere senza senso fino a se stesso, pariare e far pariare senza nessun secondo fine, che poi e quello che faccio qua sopra da parecchio tempo ormai. La controindicazione è che qualcuno può scambiarti per un cretino, un buffone.. e vabbuò: “MIGUEL SO SEMPRE MI”.