Quando ero criaturo capitava
spesso che papà si arritirava dopo lavoro con degli generi alimentari.
Quando non si trattava di primizie
di stagione ancora ancora mammà non gli diceva niente; Fravole, Cerase,
Nespole, Ceveze, Mellunesse Americane etc.. o qualsiasi altro ortofrutto da
serra lasciato macerare al sole sulle bancarelle agli “angoli delle rotonde”
della Benedetto Cozzolino.
Anzi mammà apprezzava quel gesto
di romanticheria omma che aveva come significato: “Donna, ho pavato 10 volte
tanto della frutta cancerogena che tra un mese la vendono 1000lire al quintale
solo per te! Mo miettiti a pulezzare questi 8 chili di cozzeche pelose oì!” e
mammà non prendeva le cozzeche e ce le chiavava in faccia perché all’epoca la
femmina capiva e apprezzava l’ommità, non come adesso che le femmine vogliono
il fidanzato senzibile, emotivo, attento e depilato ( se oggi non ci esiste più
l’ommità è colpa delle femmine) e alla fine si smezzava la fresella spugnata
sotto alla mpepata di cozzeche con papà come dentro a Lillilvagabondo.
Capitava invece altre volte che
papà si arritirava con generi alimentari ordinari. Non perché papà volesse
aiutare in casa e andava a fare la spesa di sua sponte, ma probabilmente perché
aveva perso una scummessa con qualche amico, quei fatti tipo:
“Uà Aità, stamattina mi ho
mangiato un purtuallo di Palermo che era troppo frisco zucuso!”
“Ah, buoni i purtualli di Palermo,
pure a me mi piaciono assai!”
“Si ma tu i purtualli di Palermo
che mi mangio io non te li hai mai mangiati!”
“E Perché scusa?”
“Io li vado a prendere da un
verdummaro che canosco solo io che alla matina si sceta alle 2, si prende il
traghetto per Palermo e va arrubbare i purtualli da dentro a una villa
Borbonica sotto all’Etna, che quella la lava fresca ci da la Zucosità!”
Allora Papà ferito nell’orgoglio
purtuallo (e non avendo nozioni geografiche adeguate) si faceva accompagnare da
questo fantomatico verdummaro ( probabilmente parente dell’amico suo) che ci
ammollava 20 chili di purtualli alla quotazione quotidiana in borza
dell’argento puro e alla fine erano gli stessi fetentissimi purtualli che mammà
comprava dal verdummaro sotto casa e pagava 500lire alla tonnellata però ce ne
stava qualcuno incartato con la carta velina rossa col carretto siciliano
stampato sopra.
Stesso discorso valeva per il
pescatore che andava a prendere le alici a Cetara e invece erano alici del
puorto di Torre del Greco, il pane di Sanbastiano igp cotto a fascine che
invece era cotto con i tauti dei muorti scavati e gli stantoli delle porte, i pomodorini
del piennolo che per coglierli il contadino facava Freeclimbing sul monte Somma
e invece erano cresciuti in una terra adiacente alla discarica fuori al
cimitero etc.. etc..
Allora in quel caso mammà non lo
guardava manco in faccia per non umiliarlo troppo e ci diceva serafica “Aità, t’ann
fatt fess!”. Papà a quel punto capiva e si ritirava in buon ordine.
Mo che pure io sono adulto, mi
capita qualche volta di andare a comprare qualche genere alimentare ed
effettivamente ho notato che il putecaro di turno tiene questa tendenza a
menare dentro l’ommo. Pensa in capa a isso “L’ommo è poco abituato a fare la
spesa mo ci ronco lo scarto dei friarielli tanto isso non se ne accorge”.
Com’infatti quando traso in una puteca vengono subito segnalato con gesti
inconsulti dal giovane di puteca al masto come a dire “Oilloc o pullastro oì” e
quando chiedo qualcosa spesso e volentieri tra un “Dottò, non ve ne incaricate”
e un “Vi farò un servizio che non dimenticherete” mi ritrovo sempre con la
frutta fracica, il pesce scongelato e la robba scaduta che Mugliera giustamente
quando mi arritiro mi mortifica nell’ommità.
Allora ho trovato un escamotiage
per evitare di essere menato dentro, all’inizio provavo a sbattermi un poco a
femminiello, cercando di mascherare la mia ommità, in modo tale da confondere
il putecaro ma il trucco poi si è sgamato perché vesto troppo male per essere
gay. Allora quando vedo che il putecaro sta scavando nel contenitore dell’umido
per riempire le mie buste proclamo solenne la frase: “Datemele buone che non
sono per me. So per le Creature!”.
A quel punto è come se avessi
giocato una specie di Jolly; se il putecaro ha una coscienza si immagina e
queste povere creature che già hanno avuto la sfortuna di ritrovarsi un padre
scemo e mezzo femminiello adesso si devono mangiare pure la frutta faceta?
Allora preso da un impeto di Barbaradursismo va nel retrobottega e mi da la
frutta che tiene da parte per i clienti ricchi e mi arregala pure gli odori(che
in verità regala a tutti ma io non lo sapevo e ce la pavavo sempre). Se invece
trovo il putecaro infame, esso rimane impassibile al mio richiamo alle creature
e mi ammolla lo stesso lo sfriddo di
magazzino. Allora capisco che è Putecaro cattivo, cornuto e piecuro e non ci torno più.
Col tempo lo stesso criterio lo ho
applicato ai rapporti umani in generale. Quando intuisci che qualcuno sta
cercando di chiavartelo in culo, sul lavoro, in famiglia, tra gli amici etc..
tu giocati la carta “Criaturo”. Insinua il dubbio nella persona interloquita che
quel danno che stanno cercando di arrecare a te in realtà e un danno che
ricadrà sui tuoi figli perché alla fine, come tutti, tutto quello che fai nella
vita lo fai esclusivamente per loro. Se la Persona rimane comunque impassibile
allora è infama nell’animo e non ci sta soluzione di redenzione. Allò, sient a
me, leva mano e non ci tornare più addù
stu curnuto e piecuro.
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