mercoledì 30 settembre 2020
Quel dilemma mai risolto
stamattina al Bar il dibattito verteva sul dilemma morale mai risolto: "Per
quanti danari ti faresti deflagrare l'ano?" Riportiamo qui di seguito il
resecondo ufficiale: 1. Peppe (Il Barista) : 100.000 € Motivazione: "tant che me
ne fott so 5 minuti però po t'accuncc pe tutt a vita” Traduzione: “Vale la pena
sacrificarsi in quanto un rapporto omosessuale passivo completo ha comunque una
durata relativamente irrisoria se paragonata all’aspettativa di una vita
economicamente serena” 2. Salvatore (il vice Barista): 300.000€ Motivazione: "ua
pè cu 100.000 € nun t'accatt manc na casa!..300.000..se po fà" Traduzione: “Sono
in disaccordo con il mio esimio collega in quanto 100.000€ non mi sembra una
cifra sufficiente per garantire una serenità finanziaria a lungo termine anche
in rapporto al mercato immobiliare attuale” 3. Rafele Palluottolo (Noto
alcolizzato locale): 50.000€ Motivazione: “M’accunciass nu fatt do mio, vuje sit
tropp angiarus!” Traduzione: “Io mi accontenterei di una cifra molto più bassa,
appena sufficiente a risolvere un mio problema momentaneo di liquidità, voi
siete troppo pretenziosi a mio parere” 4. Emilio (Giovine del Bar): 250€
Motivazione: "si è chill ve dann a vuje?!.. rint' o' vico affianc ce sta uno ca
cu 20€..... a me almeno 250€..." Traduzione: “State a mio avviso
sopravvalutandovi in modo eccessivo. Da fonti certe posso affermare che il
mercato del sesso omosessuale a pagamento è profondamente svalutato. Ed
attualmente un rapporto passivo completo costerebbe una cifra irrisoria che si
approssima allo zero. Per tali motivazioni io mi accontenterei anche solo di una
sopravvalutazione, comunque eccessiva, del 1000%” 5. Viecchio Fravecatore in
alta uniforme con gli abiti spuorchi di ngiumenta e stucco con la faccia
appicciata dal sole e un fisico per la sua età invidiabile che leggeva il
giornale locale sorseggiando il suo cappuccino e che fino a quel momento non
aveva proferito parola ma dava tutta l'impressione di farsi i fatti suoi
ignorando i nostri discorsi ipotetici con tono serioso e per nulla goliardico:
"Emì.. 150€.. e vuò?..." Io: " Peppe il cornetto me lo incarti che me lo porto
via.."
martedì 11 agosto 2020
Semp vene a Staggione
Alla staggione il paese si svacanta, manco dieci giorni fa due di loro si sono pigliati a mazzate per il posto della machina qua fuori e mo ce ne stanno na decina.
Il sole abbatte sopra alle lamiere che coprono i balconi e panni stesi subito si asciuttano.
Le sicchiate di acqua sporca che le vrenzole menano sui marciapiedi scomparono subito e la munezza feta più del solito.
Ma se guardi bene ci stanno tutti, so sempre e’ stessi faccie, solo che si arriparano dal calore come le lacerte sotto alle teste delle piante.
Le puteche sono tutte aperte ma i putecari stanno in ferie, scendono ad aprire con gli infradito e i cazuncielli perché stanno faticando però stanno in ferie, se entri nel negozio mi pare quasi che ci dai fastidio, perché stanno faticando però stanno in ferie, se ci chiedi qualcosa sembrano pensare “Ma tu che vai truvann?! Nun o’ vì che stong in ferie!” perché stanno faticando però stanno in ferie. E Capì?
E c’hanno ragione.
Le comitive di criaturi se ne sagliono dal mare con le guance rosse e spellate, i capelli ancora infusi e i pieri spuorchi di rena. O’ mare feta e nafta e la rena è nera ma questo teniamo. Tengono tutti la canottiera lasca e si cacano il cazzo a vicenda menandosi gli zaini e i palloni appresso, ma senza genio perché il mare li ha stracquati.
Faccio il vico accussì almeno cammino al frisco.
Fuori ai vasci i viecchi si arrocchiano con le seggie, le nonne tengono le veste a fiori e i nonni le canottiere bianche e addorano tutti di borotalco. Il giovane che fa il fierro viecchio alla staggione si avota a vendere le spogne e mentre lava la caurara e il trerrote con la pompa mi saluta sfastriuso. Un neonato schiatta a chiagnere da dentro a una finestra e qualcuno ci canta la nonnanonna.
Tutto è più lento; i panni stesi sventolano più lenti, i portoni si chiudono più lentamente, le votate delle chiavi nelle maschature sembrano fare più fatica, perfino i motorini arrancano lenti sui vasoli.
E Tutto è più silenzioso, che è la cosa più strana. Come se il silenzio si fosse sperzo ma si vede che non è di qua. Si sente solo ogni tanto il rumore delle caccavalle di qualcuno che sta lavando i piatti. In questo Silenzio straniero l’eco dello strascino dei miei zuoccoli mi fa pensare. E Penso.
Penso che l’estate è solo una delle cose a cui chesta gente nun tene diritto.
Eppure semp vene a staggione.
Eppure io non lo so se per loro è na cosa bona.
Eppure sembrano felici…
…poi all'intrasatto da dentro a un vascio n’addore e mulignane ndurate e fritte.
martedì 3 marzo 2020
Un Amore in Quarantena
Come voi sapete ho tenuto a battesimo il celeberrimo artista
neomelodico Lodovico. Dasi che comunque nella melodia bisogna essere sempre
meinstrim e stare sempre sul piezzo anche se stare sul piezzo è scomodo, vi
presento la nuova hit di Lodovico:
“Un Amore in Quarantena”
Nuje…
Nuje ce simm annammurati sopra i banchi di scuoooolaaaaa
Poi…
Dopo un mese a parlare con tuo padre pe ce fidanzaaaaaaà
Lui…
Non voleva questo amore perché je so dicoccupaaaaaatoooo
Ma io…
Tengo a nu zio do mio a Codogno che me fa faticaaaaaaaaà
(scaricata di batteria)
Questo amore in quarantena
Non nun chiangnere, nun
fa a scema
Te lo giuro, nun teng a freva
Era solo uno starnuto al telefono stasera
Me so miso in malattia
M’o diceva o nonno mio
Guagliò statt a casa toja
A fatica fa ammalaaaaaaaà
(scaricata di batteria + breve assolo di chitarra elettrica)
Mo’…
Da 8 giorni chiuso in casa penso sulo a teeeeeeeeee
Chissà..
Si po pure tu me piens o fai sulo a vedeeeeeeeeeè
Io..
Taggia dicere na cosa però tu nun te ncazzààààààà
No..
Nun è stata a fatica o’ Nord che m’ha fatt ammallààààààà
(scaricatata di batteria)
Questo amore in quarantena
Colpa di una apericena
Nun sapeva manco che era
Ce so juto sul pe’ pariààààààààà
Una bionda mi guardava
Una mano mi toccava
Te lo giuro solo un bacio
E poi non l’ho vista piùùùùùùùùùù
(scaricata di batteria + breve assolo di chitarra elettrica)
(Segue Variazione)
Si sul tu a tosse int o core mije
E pirciò mo m’è credereeeeee
Il nostro amore come Enzo e Lucì
Ti prego nun me lassaaaaaaaaààààà
(scaricatata di batteria)
Questo amore in quarantena
Colpa di quella slovena
Nun sapevo manco chi era
Nun a pens manc a chella lààààààààà
No, non sono un appestato
Ma il mio cuore si è ammalato
E’ stato sulo na sbandata
Giuro non lo faccio piùùùùùùùùùùùùù
(assolo di chitarra elettrica bello lungo)
(Segue voce parlante melodrammatica)
Ti prego Amore perdonami.. Teng sul qualche decimo..
..Si Si.. dopo mi sono lavate le mane… come a Barbara Urso..
..si.. amore mio.. ti accatto tutta l’amuchina che vuò..
.. si.. Voglio bene sulo a te… t’o giuro…
(Scaricata di batteria)
Questo amore in quarantena
Questo nord m’avvelena
Io domani torno a casa
Con tuo padre aggia turnà a parlààààààà
Basta con questa Brianza
Piglio o’ reddito e cittadinanza
Subito una gravidanza
Accussì ce fa spusààààààààà
(assolo di batteria a sfumare)
(fine)
martedì 14 gennaio 2020
Il Dolore e il Dindondero
Il Dolore si leva con altro Dolore.
Chiodo scaccia chiodo solo se il primo chiodo lo tieni conficcato nella mano e il secondo nelle palle.
Non deve essere necessariamente un dolore più forte, basta che sia un dolore nuovo.
Per esempio; hai la colite da mesi, ti fa male nel cianco, passi le giornate a farti derubare dal farmacista accantandoti le peggio scimità dal carbone attivo della befana all’oloe vera, poi mentre stai preparando la cena, tagliando le patane (che fanno tanto bene alla colite, l’ho letto su irimedidimammeta.it) ti tagli un dito, una bella ferita profonda, cominci a iastemmare il criato, prendi il disinfettante e ce lo meni sopra a beverune e così ti fa male ancora di più… però… puff… la colite è sparita, sei talmente concentrato sul tuo dito in cancrena che non senti più il dolore nel fianco.
O ancora; hai problemi a lavoro, passi mesi a cercare di uccidere il masto e farlo sembrare un incidente, poi un giorno all’intrasatta ti ammali… puff… fanculo il lavoro, passi tutto il giorno a diagnosticarti malattie rare su google e a autocurarti con bicarbonato di sodio e aloe vera (che va più o meno bene per tutto, dalla tubercolosi alla sciatica) e che te ne fotte se il masto vuole licenziarti tanto tengo il morbo di Winchestern, che lo teniamo io, un bambino in Cina e un viecchio in Australia, minimo minimo piglio l’accompagnamento.
Oppure; hai litigato con gli amici, passi mesi a cercare aforismi di OscarUaild abbastanza acidi e offensivi e a bloccare la parentela tutta sui social fino al quarto grado, poi all’intrasatta scopri che mugliereta si tiene a uno… puff… fotteminchia degli amici, sto chin e corn.
Seguendo questa filosofia ti rendi conto che puoi trovare pace solo quando arriverà il guaio più grosso di tutti, insomma quando dovrai morire, allora… puff… in prima istanza magari proverai con l’aloe vera però poi spariranno tutti i guai accessori e sarai finalmente libero di goderti la vita senza fustigarti in continuazione.
Ma sarai probabilmente troppo vecchio, malato e stanco per farlo.
Tutto questo ragionamento mi ha fatto pensare a quando da piccolo sono andato in vacanza con la mia famiglia. L’unica vera vacanza fatta con la mia famiglia. Di solito, per qualche giorno estivo, ci ammuntunavamo nei lietti a castello in qualche casa abusiva del cilento affittata a prezzi sproporzionati da qualche zio di secondo grado o peggio si accampavamo di stramacchio con la tenda, come i terremotati dell’irpinia, dientro al camper di nonno al Camping Europa, 2 stelle, servizi igienici non inclusi.
Quel anno papà deve essersi abbuscato una cosa di soldi in più e allora abbiamo valicato le colonne d’Ercole di Paestum per andare a villeggiare in questa località esotica e misteriosa che era la Puglia.
Villaggio Turistico a Manfredonia, mare marrone tale e quale a Paestum, però c’era l’animazione. Tutto organizzato dall’amico di papà che somigliava spaventosamente a Filini, però c’era l’animazione. Milioni di lire di affitto per un bilocale in amianto di 25 metri quadri, però c’era l’animazione. Architettura e ambientazione una via di mezzo tra il post-atomico e inacasa, però c’era l’animazione.
L’animazione all’epoca non si sapeva cosa fosse, almeno per me la cosa che più si avvicinava al concetto di animazione turistica durante le vacanze era quando il nonno al Camping Europa si chiamava i paccheri con gli altri viecchi mentre giocavano a tresette.
C’era perfino il miniclub, non era come adesso però, il miniclub all’epoca consisteva nel mettere le canzoncine per i bembini a tutto volume negli altoparlanti per una mezz’oretta prima dello spettacolo serale (a giorni alterni Cabaret o Corrida) lasciando che i pargoli dai sei mesi ai 16 anni potessero occupare il palco pascolando liberamente e sbattendosi come i puorci. Nel migliore dei casi provocavano megarisse prima tra i pargoli stessi e magari poi tra i genitori, che avrebbero poi andato ad alimentare faide all’interno del villaggio vacanze che manco nella Mafia italoamericana negli anni 50, quando andava bene invece qualche pargolo si stroppiava autonomamente menandosi da sopra al palco o facendo capa e capa con gli altri pargoli. All’epoca far stroppiare i bambini era una cosa socialmente accettabile se non vista addirittura di buon occhio. Insomma, gli animatori del miniclub erano in maggioranza paramedici e infermieri specializzati.
Io ero molto timido, scurnuso, impaurito, traumatizzato, pessimista, distrutto dalla vita già a 7 anni e ovviamente non ci andavo mai, aspettavo composto di vedere per la dodicesima volta lo stesso sketch comico scopiazzato dalla tv e recitato male dagli animatori o ancora meglio di sentire Malafemmina nella memorabile interpretazione di Tonino di Caivano, che quando non stava mbriaco incarrava pure il testo (secondo classificato solo perché il primo posto lo faceva sempre la danzatrice del ventre, quarantenne zitella di Ottaviamo che si teneva il capovillaggio).
Però c’era una canzone che mi piaceva assai: El Dindondero.
Non ci avevamo ancora iniettato il vaccino anti-EnriqueIglesias e le canzoncine dal vago sentore sudamericano erano ancora divertenti. Avvertivo che era una cosa per pariare e poi quella voce di cazzo che diceva “MIGUEL SON MI” mi faceva ridere assai. Avevo 7 anni.
Allora quando la passavano avevo qualche reazione incontrollata seduto composto nel mio sedile dell’anfiteatro all’aperto, tipo muovere un sopraciglio credo. Mamma se ne accorgeva e insisteva a farmi schiodare per andare a ballare: “Vai a mammà ja… abbiamo pagato tanta soldi per farti picchiare malamente dal figlio quindicenne di quel cammurrista di Marigliano, persona tanto gentile tra l’altro, ci offre sempre il caffè al bar.. vai a mammà ja..”
Ovviamente non riusciva a convincermi.
L’ultimo giorno di vacanza, non so come, ci riuscì. Così anche io potetti provare l’ebbrezza di sbattermi come un puorco provocandomi fratture scomposte sul palco alluccando “MIGUEL SO MI”. E fatto strano, la cosa mi piacque, ero quasi pentito di averlo fatto solo l’ultimo giorno quando in pratica la vacanza era ormai finita.
Lo ricordo come uno dei rari momenti di felicità pure della mia infanzia.
Allora forse si è vero che il Dolore si leva con altro Dolore, però la controindicazione è che fai una vita e’ merda, e non disprezzando a voi ma io non mi sono fatto mancare niente in tal senso, ma forse il dolore si leva pure col Dindondero, il cazzeggio puro a schiovere senza senso fino a se stesso, pariare e far pariare senza nessun secondo fine, che poi e quello che faccio qua sopra da parecchio tempo ormai. La controindicazione è che qualcuno può scambiarti per un cretino, un buffone.. e vabbuò: “MIGUEL SO SEMPRE MI”.
Chiodo scaccia chiodo solo se il primo chiodo lo tieni conficcato nella mano e il secondo nelle palle.
Non deve essere necessariamente un dolore più forte, basta che sia un dolore nuovo.
Per esempio; hai la colite da mesi, ti fa male nel cianco, passi le giornate a farti derubare dal farmacista accantandoti le peggio scimità dal carbone attivo della befana all’oloe vera, poi mentre stai preparando la cena, tagliando le patane (che fanno tanto bene alla colite, l’ho letto su irimedidimammeta.it) ti tagli un dito, una bella ferita profonda, cominci a iastemmare il criato, prendi il disinfettante e ce lo meni sopra a beverune e così ti fa male ancora di più… però… puff… la colite è sparita, sei talmente concentrato sul tuo dito in cancrena che non senti più il dolore nel fianco.
O ancora; hai problemi a lavoro, passi mesi a cercare di uccidere il masto e farlo sembrare un incidente, poi un giorno all’intrasatta ti ammali… puff… fanculo il lavoro, passi tutto il giorno a diagnosticarti malattie rare su google e a autocurarti con bicarbonato di sodio e aloe vera (che va più o meno bene per tutto, dalla tubercolosi alla sciatica) e che te ne fotte se il masto vuole licenziarti tanto tengo il morbo di Winchestern, che lo teniamo io, un bambino in Cina e un viecchio in Australia, minimo minimo piglio l’accompagnamento.
Oppure; hai litigato con gli amici, passi mesi a cercare aforismi di OscarUaild abbastanza acidi e offensivi e a bloccare la parentela tutta sui social fino al quarto grado, poi all’intrasatta scopri che mugliereta si tiene a uno… puff… fotteminchia degli amici, sto chin e corn.
Seguendo questa filosofia ti rendi conto che puoi trovare pace solo quando arriverà il guaio più grosso di tutti, insomma quando dovrai morire, allora… puff… in prima istanza magari proverai con l’aloe vera però poi spariranno tutti i guai accessori e sarai finalmente libero di goderti la vita senza fustigarti in continuazione.
Ma sarai probabilmente troppo vecchio, malato e stanco per farlo.
Tutto questo ragionamento mi ha fatto pensare a quando da piccolo sono andato in vacanza con la mia famiglia. L’unica vera vacanza fatta con la mia famiglia. Di solito, per qualche giorno estivo, ci ammuntunavamo nei lietti a castello in qualche casa abusiva del cilento affittata a prezzi sproporzionati da qualche zio di secondo grado o peggio si accampavamo di stramacchio con la tenda, come i terremotati dell’irpinia, dientro al camper di nonno al Camping Europa, 2 stelle, servizi igienici non inclusi.
Quel anno papà deve essersi abbuscato una cosa di soldi in più e allora abbiamo valicato le colonne d’Ercole di Paestum per andare a villeggiare in questa località esotica e misteriosa che era la Puglia.
Villaggio Turistico a Manfredonia, mare marrone tale e quale a Paestum, però c’era l’animazione. Tutto organizzato dall’amico di papà che somigliava spaventosamente a Filini, però c’era l’animazione. Milioni di lire di affitto per un bilocale in amianto di 25 metri quadri, però c’era l’animazione. Architettura e ambientazione una via di mezzo tra il post-atomico e inacasa, però c’era l’animazione.
L’animazione all’epoca non si sapeva cosa fosse, almeno per me la cosa che più si avvicinava al concetto di animazione turistica durante le vacanze era quando il nonno al Camping Europa si chiamava i paccheri con gli altri viecchi mentre giocavano a tresette.
C’era perfino il miniclub, non era come adesso però, il miniclub all’epoca consisteva nel mettere le canzoncine per i bembini a tutto volume negli altoparlanti per una mezz’oretta prima dello spettacolo serale (a giorni alterni Cabaret o Corrida) lasciando che i pargoli dai sei mesi ai 16 anni potessero occupare il palco pascolando liberamente e sbattendosi come i puorci. Nel migliore dei casi provocavano megarisse prima tra i pargoli stessi e magari poi tra i genitori, che avrebbero poi andato ad alimentare faide all’interno del villaggio vacanze che manco nella Mafia italoamericana negli anni 50, quando andava bene invece qualche pargolo si stroppiava autonomamente menandosi da sopra al palco o facendo capa e capa con gli altri pargoli. All’epoca far stroppiare i bambini era una cosa socialmente accettabile se non vista addirittura di buon occhio. Insomma, gli animatori del miniclub erano in maggioranza paramedici e infermieri specializzati.
Io ero molto timido, scurnuso, impaurito, traumatizzato, pessimista, distrutto dalla vita già a 7 anni e ovviamente non ci andavo mai, aspettavo composto di vedere per la dodicesima volta lo stesso sketch comico scopiazzato dalla tv e recitato male dagli animatori o ancora meglio di sentire Malafemmina nella memorabile interpretazione di Tonino di Caivano, che quando non stava mbriaco incarrava pure il testo (secondo classificato solo perché il primo posto lo faceva sempre la danzatrice del ventre, quarantenne zitella di Ottaviamo che si teneva il capovillaggio).
Però c’era una canzone che mi piaceva assai: El Dindondero.
Non ci avevamo ancora iniettato il vaccino anti-EnriqueIglesias e le canzoncine dal vago sentore sudamericano erano ancora divertenti. Avvertivo che era una cosa per pariare e poi quella voce di cazzo che diceva “MIGUEL SON MI” mi faceva ridere assai. Avevo 7 anni.
Allora quando la passavano avevo qualche reazione incontrollata seduto composto nel mio sedile dell’anfiteatro all’aperto, tipo muovere un sopraciglio credo. Mamma se ne accorgeva e insisteva a farmi schiodare per andare a ballare: “Vai a mammà ja… abbiamo pagato tanta soldi per farti picchiare malamente dal figlio quindicenne di quel cammurrista di Marigliano, persona tanto gentile tra l’altro, ci offre sempre il caffè al bar.. vai a mammà ja..”
Ovviamente non riusciva a convincermi.
L’ultimo giorno di vacanza, non so come, ci riuscì. Così anche io potetti provare l’ebbrezza di sbattermi come un puorco provocandomi fratture scomposte sul palco alluccando “MIGUEL SO MI”. E fatto strano, la cosa mi piacque, ero quasi pentito di averlo fatto solo l’ultimo giorno quando in pratica la vacanza era ormai finita.
Lo ricordo come uno dei rari momenti di felicità pure della mia infanzia.
Allora forse si è vero che il Dolore si leva con altro Dolore, però la controindicazione è che fai una vita e’ merda, e non disprezzando a voi ma io non mi sono fatto mancare niente in tal senso, ma forse il dolore si leva pure col Dindondero, il cazzeggio puro a schiovere senza senso fino a se stesso, pariare e far pariare senza nessun secondo fine, che poi e quello che faccio qua sopra da parecchio tempo ormai. La controindicazione è che qualcuno può scambiarti per un cretino, un buffone.. e vabbuò: “MIGUEL SO SEMPRE MI”.
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