Il fier trerruote è la tua carrozza
Sovrano incontrastato del mercato
Felere di limon apparano la puzza
Se sol ti vedo già
sono affamato
Della vaccina el puorco tu saresti scarto
Ma per fortuna ancora luogo esiste
dove ti scose come fosse sarto
Il carnaccutaro e l’arte sua resiste
il centopelle come velluto affina
il pere doma con il coltelaccio
la lengua scostumata ancor depila
e il musso affella senza alcun intralcio
ti schiea per dentro a un cuoppo oleato
t’annaffia del sacro limon sfusato
di aulive e lupini al fine sei adornato
e da un bel cuorno lui ti fa salato
t’annuso come fossi una picchiacca
quel fieto che la femmina respinge
ma l’ommo attira e anche se è una vacca
par che l’ormone non s’accorge o finge
e con le mani al fine io ti agliotto
di sciorda e di colera non curante
del tuo sapore sono troppo ghiotto
e del tuo fetore sono fedel amante
e quando addento una fella di zizza
con tutto il mio sensuale entusiasmo
come fosse di donna a me m’attizza
mi sembra quasi di avere un orgasmo.
Oh caro callo di trippa son tuo schiavo
Al mondo mi confesso senza vergogna
Forse perché è da tanto che non chiavo
Ma io t’amo pure se tu fieti di fogna.
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