martedì 9 maggio 2017

Umanità Circumvesuviana

Ci sta un gruppetto di giovini in età scolare che teneno tuttquant la stessa capa, sia metaforicamente che letteralmente parlando. E' palese che vanno tutti dallo stesso barbiere. Sembrano muoversi all'unisono come gli strormi di aucielli cacatori e anche loro emettono una raffica di strunzità a batteria continua di "Par o' pesc", "O'Frat Tuoje", "Si tutt scem", "eeeecaiiijjj" etc.. mentre si arrobbano e si lanciano a turno il telefonino. Ovviamente sono tutti maschi, ci sono solo due femmine; una vaiassa prossima alla gravidanza che ride sguaiatamente ad ogni cuollo di cazzo e una vaiassa però carina che se ne sta in disparte e stranamente nessuno la violenta, la stupra o allimite la molesta sessualmente. I ragazzi la guardano con rattusamma palese ma si vede che hanno paura di lei, anzi più che paura un timore riverenziale, per intenderci la guardano come Rizzoli guarda Bonucci.
Non è cambiato niente.
Se li guardi bene puoi distinguere tutti gli steorotipi di piscioni come quando andava a scuola io (diciamo vent'ani fa): Il tipo suggetto ma scemo, il tipo suggetto però sicchione, il finto bucchinariello, il puzzato di fame, quello che si fa i fatti suoi etc.. Solo che sono vestiti più gay. La loro professoressa a due passi in piumino verde prato e borsone camomilla fa finta di non conoscerli.
Una vecchia cuperta sta facendo il paro e lo sparo per attaccare bottone, magari chiedendo un informazione. Tiene un giubbiniello miezitiempi, un pantalone slimfit blumarine, gli orecchini piccoli a pendolo e un foulard azzurro occhi di Gramellini. Effettivamente se non fosse per la fede potrei essere scambiato per uno speruto di fessa; vestito male, palesemente povero, faccia da rattuso al punto giusto e quasi viecchio. Si avvicina, si accorge che feto e allora desiste.
Un zincaro sta menato a cosce aperte sopra a una panchina, fuma sigarette di contrabbando serbe che fetano come l’ilva di Taranto, se ti avvicini bisbiglia qualcosa tipo “monet.. porfavor.. centesim..” ma senza genio perché sta fuori servizio, in borghese, con il giubbino di finta pelle, il jeans nero e le nike sfunnate.
Un turista col cappellino di paglia ci guarda ammirato, si pensa che in capa a lui sta dentro a un film di MartiScozzese, però si vede che sta cacato sotto.
Ci sta pure uno studente universitario zainetto in spalla fuori corsissimo; tiene più rughe di me, gli occhiali, la barba lunga e l’orecchino che fa tanto indie. Però il cazone e i miezi stivali palesemente arrubbati dall’armadio di papà stonano troppo con la felpa col cappuccio che si ostiene a mettersi nonostante i 40 anni passati e se non bastasse lo tradirebbe comunque la capigliatura a LittleTony/MaicolDaglass che ammarca a viecchoemmedd ma che è l’unica gli ammacchia un poco la chierica.
Una mamma rincorre un criaturo che ha tentato una decina di volte il suicidio negli ultimi 5 minuti e un viecchio con il pantalone di velluto, il marsupio e il gilet multitasking caca il cazzo random a chiunque gli capiti a tiro; dallo scupatore nell’esercizio delle sue funzioni, al frevecatore con la marenna sotto al braccio, a quel rappresentate folletto/testimone di geova/agente immobiliare vestito tanto bene e fresco sbarbato che gentilmente cerca un modo per scenderselo da dosso senza riuscirci.
La Location non sarebbe neanche male, si vede che è di recente costruzione con rifiniture di pregio di materiali di scarto e munnezza affussata. Quella architettura tipica dei finanziamenti a schiovere dell’Unione Europea. Se non fosse che sta tutto inquacchiato di murales di ogni tipo e fattura; dall’artistone di strada che si firma “O’ Viking” sotto a un murales che ritrae la scritta “O’ Viking”, a numerosi dichiarazioni di amore preadolescenziale che però perdono di romantichezza sperdendosi tra i più numerosi cazzi, di ogni forma e dimensione, accompagnati spesso da recapiti telefonici. Ne attrae la mia attenzione uno con la scritta “Ho Voglia di cazzo” e sono quasi tentato a chiamare ma il cazzo raffigurato ha delle misure abbastanza riguardevoli e allora rinuncio per mancanza di requisiti minimi previsti.
Ho fatto tardi a lavoro, mi fanno male le cosce, mi è scoppiato un mal di capa che non vi dico e tengo addosso una strana sensazione mai provata prima; come se sentissi il bisogno impellente di farmi una doccia. Però sono felice.
Erano 10 anni che non prendevo la Circumvesuviana.

Nessun commento:

Posta un commento