Ci sta un gruppetto di giovini in età scolare che teneno tuttquant la
stessa capa, sia metaforicamente che letteralmente parlando. E' palese
che vanno tutti dallo stesso barbiere. Sembrano muoversi all'unisono
come gli strormi di aucielli cacatori e anche loro emettono una raffica
di strunzità a batteria continua di "Par o' pesc", "O'Frat Tuoje", "Si
tutt scem", "eeeecaiiijjj" etc.. mentre si arrobbano e si lanciano a
turno il telefonino. Ovviamente sono tutti maschi, ci sono solo due
femmine; una vaiassa prossima alla gravidanza che ride sguaiatamente ad
ogni cuollo di cazzo e una vaiassa però carina che se ne sta in disparte
e stranamente nessuno la violenta, la stupra o allimite la molesta
sessualmente. I ragazzi la guardano con rattusamma palese ma si vede che
hanno paura di lei, anzi più che paura un timore riverenziale, per
intenderci la guardano come Rizzoli guarda Bonucci.
Non è cambiato niente.
Se li guardi bene puoi distinguere tutti gli steorotipi di piscioni
come quando andava a scuola io (diciamo vent'ani fa): Il tipo suggetto
ma scemo, il tipo suggetto però sicchione, il finto bucchinariello, il
puzzato di fame, quello che si fa i fatti suoi etc.. Solo che sono
vestiti più gay. La loro professoressa a due passi in piumino verde
prato e borsone camomilla fa finta di non conoscerli.
Una vecchia
cuperta sta facendo il paro e lo sparo per attaccare bottone, magari
chiedendo un informazione. Tiene un giubbiniello miezitiempi, un
pantalone slimfit blumarine, gli orecchini piccoli a pendolo e un
foulard azzurro occhi di Gramellini. Effettivamente se non fosse per la
fede potrei essere scambiato per uno speruto di fessa; vestito male,
palesemente povero, faccia da rattuso al punto giusto e quasi viecchio.
Si avvicina, si accorge che feto e allora desiste.
Un zincaro sta
menato a cosce aperte sopra a una panchina, fuma sigarette di
contrabbando serbe che fetano come l’ilva di Taranto, se ti avvicini
bisbiglia qualcosa tipo “monet.. porfavor.. centesim..” ma senza genio
perché sta fuori servizio, in borghese, con il giubbino di finta pelle,
il jeans nero e le nike sfunnate.
Un turista col cappellino di
paglia ci guarda ammirato, si pensa che in capa a lui sta dentro a un
film di MartiScozzese, però si vede che sta cacato sotto.
Ci sta
pure uno studente universitario zainetto in spalla fuori corsissimo;
tiene più rughe di me, gli occhiali, la barba lunga e l’orecchino che fa
tanto indie. Però il cazone e i miezi stivali palesemente arrubbati
dall’armadio di papà stonano troppo con la felpa col cappuccio che si
ostiene a mettersi nonostante i 40 anni passati e se non bastasse lo
tradirebbe comunque la capigliatura a LittleTony/MaicolDaglass che
ammarca a viecchoemmedd ma che è l’unica gli ammacchia un poco la
chierica.
Una mamma rincorre un criaturo che ha tentato una decina
di volte il suicidio negli ultimi 5 minuti e un viecchio con il
pantalone di velluto, il marsupio e il gilet multitasking caca il cazzo
random a chiunque gli capiti a tiro; dallo scupatore nell’esercizio
delle sue funzioni, al frevecatore con la marenna sotto al braccio, a
quel rappresentate folletto/testimone di geova/agente immobiliare
vestito tanto bene e fresco sbarbato che gentilmente cerca un modo per
scenderselo da dosso senza riuscirci.
La Location non sarebbe
neanche male, si vede che è di recente costruzione con rifiniture di
pregio di materiali di scarto e munnezza affussata. Quella architettura
tipica dei finanziamenti a schiovere dell’Unione Europea. Se non fosse
che sta tutto inquacchiato di murales di ogni tipo e fattura;
dall’artistone di strada che si firma “O’ Viking” sotto a un murales che
ritrae la scritta “O’ Viking”, a numerosi dichiarazioni di amore
preadolescenziale che però perdono di romantichezza sperdendosi tra i
più numerosi cazzi, di ogni forma e dimensione, accompagnati spesso da
recapiti telefonici. Ne attrae la mia attenzione uno con la scritta “Ho
Voglia di cazzo” e sono quasi tentato a chiamare ma il cazzo raffigurato
ha delle misure abbastanza riguardevoli e allora rinuncio per mancanza
di requisiti minimi previsti.
Ho fatto tardi a lavoro, mi fanno
male le cosce, mi è scoppiato un mal di capa che non vi dico e tengo
addosso una strana sensazione mai provata prima; come se sentissi il
bisogno impellente di farmi una doccia. Però sono felice.
Erano 10 anni che non prendevo la Circumvesuviana.
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