Ora di cena.
Il Telefono squilla.
Driiiin Driiiiin..
"Chi cazz è ca romp o cazz a chest'ora?"
"Uffa.. È Mia mamma.."
"Ma lo sente prima quando mettimm o piatto a tavola? Come i cani coi terremoti?"
La telefonata della gnora è quasi sempre segno di sventura ma in questo caso è arrivata al momento giusto.
Lei va a rispondere.
I puparuoli fritti e inzevati fumavano incustoditi a centro tavola.
Non li digerisco i puparuoli.
Sopratutto di sera.
Mi fanno proprio stare male.
Ma mi piacciono assai.
Lei giustamente mi ha fatto le zucchine.
Al forno.
Con poco olio perchè sto a Dieta.
Qualche erbetta indefinibile sopra.
Ne prendo una.
L'assaggio.
Sap e terriccio universale per piante da fiori.
Lei comincia a jastemmare a telefono con la madre.
Tra poco le chiava il telefono in faccia.
Come sempre.
Manca poco.
Devo decidere.
Il culuscio di pane cafone è già tagliato.
Lo prendo.
"Ciro non lo fare ti senti male.."
La coscienza.
O forse lei che ha finito?
Allungo una orecchio.
"Oì ma! Te fa e cazz tuoje!"
No.
Non è lei.
Non ha finito.
Però ci siamo quasi.
Ok.
Ho deciso.
Il gioco vale la candela.
Limito i danni.
Mi azzuppo solo un po' di uoglio.
Nella foga un pezzullo di puparuolo giallo è rimasto azzeccato al culuscio.
Maronn comm so bell e puparuol nzevat!
Dal Corridoio: "Oì mà! Ma accirt!!".
O adesso o mai più.
Me lo chiavo in bocca.
Un filo d'uoglio mi scorre dal mento.
In questo momento non ho una lingua.
Ho un clitoride mutante mocc.
Marò quant tiemp nu me magnav e puparuoli!
Lei è tornata.
Ho fatto a tempo a pulizzarmi il musso e ad apparare il cretere nei puparuoli a negativo del culuscio.
Sorrido e non sa perché.
Finalmente un po' di felicità.
In questa misera e desolante esistenza.
"Che vulev Mammt?"
"Romper o cazz! Come sempre"
"Lascià a sta.. Puverell..".
(Tratto da "il pantoprazolo e altri racconti con la capa nel cesso")
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