lunedì 18 novembre 2013

Il Razzismo è una Cacata



Io non sono razzista, in capa a me ho solo gli stereotipi standard del razzismo, che uso a mia discrezione e convenienza, però non sono razzista, cioè io schifo a tutti quanti senza distinzione di razza, religione, posizione sociale, opinione politica o orientamento sessuale. Lo dico sempre; un giorno mio figlio potrà anche diventare gay, mussulmano, canadese, cattocomunista, l’importante è che tifa Napoli e a Natale fa il prisepio.

Il fatto di vivere a Napoli poi mi aiuta molto, siamo un popolo di accoglienza, terra di conquistatori, e ci puzziamo di fame come gli immigrati, quindi massima solidarietà. E poi abbiamo una visione del mondo e delle razze molto semplificata:



  • Tedesch: Svizzera, Austria, Germania, Paesi Bassi, Danimarca, Svezia, Finlandia.
  • Francis: Francia.
  • Polacch: Ungheria, Romania, Polonia, Slovacchia, Repubblica Ceca, Bielorussia, Ucraina, Moldavia, Lituania, Lettonia, Estonia, Russia, Prussia.
  • Spagnuoli: Spagna, Portogallo, Messico, tutto il Sudamerica tranne l’Argentina che è terra santa.
  • Mericani: USA, Inghilterra, Irlanda, Islanda, Scozia, Canada, Australia, Sud Africa.
  • Cinis: Cina, Mongolia, Giappone, Corea, Filippine, Thailandia, Malesia, Indonesia.
  • Marucchin: Marocco, Libia, Algeria, Tunisia, Egitto, Pakistan, Arabia Esaudita, Iran, Iraq, Afganistan, tutti gli altri che finiscono con Stan.
  • Nir: tutto il resto dell’Africa.
  • Indian: India, Sri Lanka, persone che fanno vedere che il fatto non è il loro per mettertelo a quel posto.



Mo’ stavo giudando in autostrada sulla Salerno-ReggioCalabria su un tratto dove sembrava un autostrada veramente e mi venuta da fare la pipì, forse per l’emozione di non aver trovato i lavori in corso,  quindi mi sono fermato a un autogrill per pisciare. Sono andato al bagno degli uomini e ho cercato una latrina libera, a me non piace pisciare negli orinatoi, con la gente che ti guarda il pesce e poi si mette a ridere, mi capita sempre, ho aperto la prima porta e davanti a me si è presentata una visione alquanto curiosa: a circa un mezzo metro dalla tazza c’era una cacata per terra di dimensioni eccelse, era palesemente umana e non di cane, forse solo un alano di 2 metri potrebbe produrre una cosa del genere, insomma una cacata che se te la fai a prima mattina ti svolta la giornata, ti riempie proprio il cuore di gioia e soddisfazione.

Ovviamente ho desistito e sono andato alla latrina successiva, mo mentre pisciavo leggendo gli annunci trans, ho sentito che un altro cristiano aveva avuto la mia stessa brutta visione, solo che questo era un settentrionale, l’ho capito dall’accento, non chiedetemi di dove era precisamente perché non so distinguere un ligure da un milanese, o un trentino da un torinese, o il parmigiano dal grana padano ecc..  Costui ha esclamato con questa parlata a femminiello: “Ma Che Schifo, questi Napoletani fanno proprio Schifo”.

Io mo’ , la per la, non ho risposto a tono perché con una mano mi stavo scutuliando e con l’altra segnavo sullo sciacquone il numero di telefono di una cara persona che conosco con la scritta: “anche coppie, trans, camiunisti, maniaci e invalidi civili” però questo razzismo gratuito mi ha colpito molto.  

Ho riflettuto a lungo su questo avvenimento, e oltre alle solite pippe del razzismo a prescindere da Studio Aperto, dei cori da stadio, il Vesuvio, la lava ecc.. ci sono due domande che mi frullano per la testa a cui non riesco a dare risposta:





1.      Cosa ha spinto l’autore di tale gesto orribilante a cacare per terra nonostante la tazza del cesso fosse ormai a sua completa disposizione lì a pochi centimetri?



2.      Trattandosi di un bagno pubblico di un Autogrill, con migliaia di viaggiatori che entrano e escono tutti i giorni, persone che vengono da tutte le parti del mondo, di tutte le etnie, come ha fatto quel uomo ad affermare, con assoluta certezza e senza esitazione alcuna, che quella specifica cacata è stata prodotta per forza da un intestino Napoletano?





Ovviamente ho cercato di darmi delle risposte plausibili a questi quesiti:



risposte plausibili al quesito N°1:



  1. quello il mal di panza è come il Natale di Pozzettiana memoria; quando arriva arriva, forse questo essere umano teneva quella cacata a ponta di coltello da Caianiello, è riuscito a stento a parcheggiare, camminare a passo da Robocop fino al bagno e a spontarsi il pantalone e forse anche quei pochi centimetri in quelle condizioni diventano un confine insormontabile.
  2. è stato un Zincaro, che quelli si sa lo fanno per sfregio, pure quando ti vengono a rubare a casa poi dopo cacano per terra, forse il cesso dell’autogrill è un centro di addestramento Zincari o forse il Zincaro aveva rubato qualcosa nell’autogrill e ormai quando ruba subito gli viene da cacare a terra come quando mio nonno si mangia i sbollichini, allora ha dovuto farlo per forza altrimenti poi gli altri Zincari gli dicevano che non era buono.
  3. la tazza del cesso era in condizioni igienico-sanitarie al limite della soglia AIDS-AVIARIA-EPATITE Z, e allora il povero cristo ha pensato bene di cacare a terra, forse anche perché non aveva dimestichezza col protocollo standard di imbalsamazione della tazza con carta igienica e fazzolettini di cui mi vanto di aver apportato il perfezionamento con l’introduzione del ponte a tre strati di carta ad altezza buco del cesso per evitare l’effetto rinculo a schizzo dell’acqua pisciata sulle pacche. Oppure il Signore non conosceva la posizione corretta della tecnica comunemente detta “Cacata a sfioro tazza” cioè mano desta alla maniglia della porta, mano sinistra ad angolo del muro, piedi uniti, ginocchi aperti.
  4. il cristiano ha scoperto sua moglie a letto con l’addetto alle pulizie dei bagni dell’autogrill.
  5. Si sa che i cessi degli autogrill sono usati come alcova sessuale dalla peggio gente: ricchioni, transgent, pidiellini ecc.. e si sa anche che oggi si porta assai di fare il sesso cacandosi in petto, pisciandosi in faccia ecc.. e magari nella confusione della foga sessuale è scappata una cacata fuori posto, come quando lo vai ad appontare e quello svia verso l’interno coscia.   



Risposte plausibili al quesito N° 2:



  1. essendo il popolo napoletano fatto da persone generose, il nordico ha pensato che una tale quantità di merda potesse essere prodotta esclusivamente da un partenopeo, in segno di abbondanza, prosperità e buon auspicio per tutta la città.
  2. essendo l’autogrill ubicato in Campania, il nordico ha pensato che deve essere stato per forza un napoletano secondo la sua convinzione padana che la Camorra fa affari solo in Campania, le pomodore con l’amianto dentro ce le mangiamo solo in Campania e che se malauguratamente il Vesuvio dovesse eruttare proprio mentre lui sta passando per Napoli, il vulcano avrà cura di riconoscerne l’accento ed evitare di disintegrarlo.
  3. erano evidenti nella cacata traccie di friarielli.
  4. quel signore è un lombrosiano dello strunzo, cioè esamina le misure, la forma ecc.. dello stronzo e sa dirti chi ne è stato la fonte; a primo impatto vedendo quella cacata gli è venuto subito in mente Gigi D’Alessio, oppure la forma, il profilo e la conformazione morfologica glene ricordavano i tratti somatici.
  5. fondamentalmente il motivo per cui mezza Italia ci schifa e ci offende gratuitamente è perchè sono invidiosi, perché è evidente che noi napoletani siamo superiori per inventiva, arte, creatività, cultura, pragmatismo, praticità ecc.. a qualsiasi altro popolo italico nordico di piscioni, quindi vedendo quella cacata, che effettivamente era un capolavoro di perfezione cacatoria, il tizio nordico ha pensato che fosse una cacata qualitativamente superiore alle sue e quindi ha riconosciuto, inveendo, la sua inferiorità a quella cacata.



venerdì 15 novembre 2013

Ode al Friariello



Oh arbusto verde, tenero e rigoglioso
Che cresci solo nella terra più bella
Di te il Vesuvio è fiero ed orgoglioso
Anche se la tua fine è la tiella.
T’aspetto a vierno come rosa a Maggio
Pure se c’è chi ti stipa tutto l’anno
Non ti congelo io, non tengo il coraggio,
T’aspetto come aspetto il compleanno.
L’unico fascio buono è un fascio tuo,
Venduto a triade dal fiero verdummaro
Che ti decanta lodi dal par suo
Un eura il prezzo senza mai rincaro.
Incantano i tuoi fior, distese gialle
Che se Vincent t’avesse conosciuto
Si fosse tagliato recchie e pure palle
per tingere il tuo nome di assoluto
i Girasoli avrebbe abbandonato
che fraceti son buoni a fare l’olio
e a te devoto, fedele innamorato,
della sua arte dato il monopolio.
Montagna verde che sfigoli in padella
come in battaglia al cuperchio resisti
al fin t’arrendi e acali la tua scella
t’ammosci come i peni viecchi e tristi,
ti inzivi d’olio con maestria divina
dal cerasiello rubi piccantezza
e pure l’aglio al tuo odor s’inchina
nessuna fronna è mai alla tua altezza.
Il tuo sapore amaro e un po’ salato
mi entra nel cuore come se cupido
m’avesse con un fascio tuo ciaccato
al fine del desinare l’ho capito
che io t’amo, oh mio friariello caro,
e nel mio piatto di te non lascio traccia
nell’uoglio poi mi azzuppo pure il pano*
sono legato a te come sassiccia.



*licienzia poetica

mercoledì 6 novembre 2013

Flussi di Coscienza da Pronto Soccorso



Ieri sono andato al pronto soccorso, non facciamo nomi, un pronto soccorso in provincia di Napoli, perché purtroppo mio suocero non si è sentito bene, niente di grave eh, teneva solo la pressione a 800, aveva il colorito di un Super Santos e dai peli delle recchie usciva del fumo tipo solfatara, giustamente mia suocera fino al nostro arrivo non se ne era preoccupata affatto, essendo una strega maledetta pensava che con la formula magica “Nun o’ da retta, chill sa vippet o’ vino!” il marito sarebbe guarito miracolosamente, ma quello si sa i suoceri per le suocere sono solo dei maggiordomi filippini, però vecchi, che servono solo a portare le borse della spesa, a guidare e a prendersi la colpa di tutti i mali dell’universo. Se stava male il gatto, allora avrebbe chiamato una ventina di volte e  si sarebbe fatta accompagnare dal meglio veterinario della Campania che, dopo essersi intascato un centinaio di euro senza fattura, le avrebbe detto che la bestia immonda aveva bisogno di un clistere che ovviamente avrebbe dovuto fare mio suocero, e se il gatto non fosse stato bene entro 30 secondi ovviamente la colpa sarebbe stata di mio suocero che non gli ha fatto bene il clistere.

Figuratevi, io non ho niente contro le suocere, ne conosco anche alcune che sono accettabili, ovviamente però delle Femmine in età avanzata, senza poter fare sesso, economicamente stabili, senza un cazzo da fare dalla mattina alla sera, bombardate da 20 anni da mediaset, dopo un tot di anni scoprono la fusione dell’atomo del cacamiento di cazzo, e diventano geishe della secreta arte della picchiettatura, stuccatura e tinteggiatura della uallera.

Le peggiori poi sono quelle animaliste, figuratevi io non ho niente contro gli animalisti, ne conosco anche alcuni che sono accettabili, il problema è che le suocere animaliste sono un po’ come gli uomini che montano un mobile ikea con la brucola e si sentono novelli San Giuseppe, o quelli che si comprano una Canon e si sentono fotografi professionisti, o come quelli che vanno a gettare il sacchetto della spazzatura a passo svelto e credono di aver fatto sport ( io ho fatto tutte e tre le cose), insomma io odio gli animalisti della domenica, non quelli che stanno attenti anche a quale shampoo comprare perché alcune multinazionali cosmetiche avrebbero potuto farci lavare le auto dei dirigenti da dei cuccioli di babbuini, ma quelli che se al ristorante se tu ordini un bel coniglio alla cacciatora ti guardano come se stessi mangiando la coscia di un bambino del Ruanda, mentre loro addentano una tracchiullella con la stessa foga di un tedesco all’Octoberfest spolpandola fino all’osso e evitano di spaccare l’osso sull’orlo del tavolo e succhiarne il midollo solo perché sono in pubblico, perché si sa, il coniglietto non può morire perché è bellillo, povera bestiolina coccolosa, ma il puorco può pure gettare il sangue tra atroci sofferenze perchè puzza e si lava nella lutamma, st’omm e merd, squartiamolo e mangiamoci pure le palle.

Ma torniamo al pronto soccorso, spesso mi chiedo se scrivendo di alcuni personaggi voi potreste pensare “vabbuò mo hai cacato fuori dal secchio” nel senso che magari alcuni personaggi della vita reale potrebbero sembrare la becera caricatura di un caratterista delle peggiori commedie all’italiana degli anni 80, eppure, spesso e volentieri, nella vita reale si incontrano persone nei confronti delle quali Jimmy il Fenomeno potrebbe sembrare Sergio Castellitto.

A proposito, io non ho niente contro i Castellitti, ne conosco anche alcuni che sono accettabili, però da quando è uscito Tony Servillo, diciamocelo, il Castellitto mi è diventato superfluo, come Giuliano Gemma per Terence Hill, Megalomen per i Power Rangers, Pippo Baudo per Carlo Conti ecc..

Forse però adesso sto divagando, io non ho niente contro quelli che divagano, ne conosco anche alcuni che sono accettabili, eravamo arrivati al pronto soccorso, la velocità dell’auto ha raggiunto il picco massimo dei 40 km/h perché a mio suocero faceva male la testa e avrebbe potuto vomitare, e ovviamente, nella scala delle priorità di mia suocera il dover viaggiare in un auto che puzzava di vomito era oltremodo più grave di un eventuale ictus di mio suocero, se era il gatto che teneva i mal di testa e il vomito allora avrei dovuto correre all’impazzata, farmi vomitare pure nei cazzettini se necessario e farmi scortare dalla polizia come un novello Billy Cristal e i suoi spermatozoi morenti.

A proposito, io non ho niente contro i gatti, ne conosco anche alcuni che sono accettabili, anzi con alcuni di loro ho raggiunto anche dei compromessi equi: tu non cachi il cazzo a me e io evito di scamazzarti con la macchina, perché se ti metti a miagolare fuori alla porta come se ti stessero uncinando le palle, che tra l’altro non hai più, ricchione maledetto, un calcio in bocca con gol nel set del gazebo, manco fossi Andrè Cruz, non te lo leva nessuno, perché io non sono come quelli che se Striscia la Notizia fa vedere dei poveri cuccioli di dalmata abbandonati sulla tangenziale cambio canale perché non mi firo di vedere mentre se passa la pubblicità dei bambini africani che hanno bisogno del vaccino contro la varicella me ne passo per il cazzo e continuo a gustarmi il mio zighinì eritreo con la piadina romagnola sotto che fa tanto cucina etnica, sempre per il discorso di cui sopra che il gatto non può prendersi manco un calcio in culo mentre il porco, spuorco e zuzzuso, lo possiamo aprire come una marenna dalla gola al buco del culo, perché ci dobbiamo mangiare pure gli organi interni, “ma quello il gatto mi vuole bene, mi fa le fusa”, la bestia immonda ha tre neuroni: mangiare, cacare e chiavare, tolto l’ultimo perché tu, dato gli vuoi tanto bene, gli hai fatto tagliare le palle, la bestia ti caca solo perché gli dai del cibo “ma non è vero quello si fa pure coccolare!” e vabbè la bestia ha tre neuroni ma non è scema, pure io se trovassi a uno che mi porta da mangiare tre volte a giorno e dopo mi fa pure un bucchino mica gli dico niente.   

Ma forse sto divagando un’altra volta, io non ho niente contro quelli che divagano ripetutamente, ne conosco anche alcuni che sono accettabili, siamo entrati al pronto soccorso e non c’era nessuno, sulla porta del pronto soccorso c’era un foglio A4 con su stampato in Arial: “Prima di farsi visitare passare per l’accettazione”, ho intuito che l’accettazione doveva essere quel vetro col buco al centro dove dietro c’era una scrivania, un monitor vintage e il manifesto del pellegrinaggio a Pietralcina organizzato dalla vicina parrocchia, ma di qualche essere vivente neanche l’ombra, allora mi sono fatto coraggio e ho valicato la porta sacra nonostante le rure minacciose in Arial. Entrando pensavo di trovare l’apocalisse, se non c’era nemmeno un infermiere libero che potesse stare all’accettazione vorrà dire che minimo minimo è caduto un aereo nel cratere del Vesuvio e stanno riassemblando con le farfalline e le ciappe un gruppo di turisti Giapponesi scambiando i pezzi dei corpi, che tanto si sa che i Giapponesi sono tutti uguali, evitando di attaccarci i peni che tanto si sa i Giapponesi ce l’hanno piccolo, a proposito io non ho niente contro i Giapponesi, ne conosco anche alcuni che sono accettabili, cioè non li conosco, però conosco un cinese che ha un negozio qua vicino dove vende i giocattoli cancerogeni a 2 € al chilo, a proposito, se non si è capito, io non ho niente contro quelli che fanno le battute sui luoghi comuni razziali, ne conosco anche alcuni che ne fanno di accettabili, io no, non mi vengono bene.

Invece il corridoio del pronto soccorso era desertico, c’erano tre stanze in cui si intravedevano poveri cristi buttati su delle barelle e con un lavaggio attaccato al braccio che tra l’altro sembrava sempre lo stesso, ma di infermieri, medici, portantini ecc.. nemmeno l’ombra. Mi sono addentrato fin dentro a un reparto, anch’esso desertico, ma niente, calma piatta, dopo aver passato più di mezz’ora in auto con mia suocera che ciarlava a mitraglietta mi è venuto un pensiero da Quarto Grado “e se mo ero un pazzo? Sarei entrato senza controllo alcuno e avrei potuto squartare un bambino che si doveva fare l’appendicite senza che nessuno mi dicesse niente?” poi sono tornato in me e ho pensato “Vabbè comunque sarebbe stato meglio farsi squartare da un pazzo piuttosto che farsi fare l’appendicite qua dentro” poi mi sono definitivamente disuocerato quando mi sono ricordato che i bambini che si devono fare l’appendicite si sono estinti nel 1989.

Dopo circa 15 minuti di nomadismo ospedaliero ho individuato la stanza degli infermieri, in teoria non ci sarei potuto entrare ma il mantra di mia suocera aveva fatto il suo dovere “Quello negli ospedali se non fai la faccia tosta non ti cacano proprio, voglio vedere se mo’ era entrato un cammorista se non scattavano sugli attenti!” ormai ero sotto ipnosi da Barbara D’Urso e a un paio di degenti con le coliche renali ci ho fatto pure la faccina triste.

Quindi entro, c’erano 7-8 persone vestite da dottori o infermieri però tutti diversi, cioè qualcuno teneva la divisa verde, altri quella fucsia, qualcuno il camice, qualcun altro teneva il pantalone fucsia e la maglia verde ecc. però tutti avevano le Crocs che si sa che sono stati i primi a portarle e ci tengono assai a questo primato,  e stavano guardando la tv su uno schermo gigante di ultima generazione coperti da un  paravento, essendo sotto ipnosi avevo capito che dovevo fare il camorrista con la faccia tosta senza però far incazzare nessuno perché “quelli poi ti prendono sopra agli occhi e ti fanno le siringhe d’aria che muori dopo qualche giorno per embolia”, la suocera più un infanzia a vedere Ken il Guerriero con gente che moriva in differita mi hanno convinto ad arretrare e optare per un deciso “Dottore!!! Dottore!!” con la cadenza e l’intonazione del più famoso “Avvocato Cascione! Avvocato Cascione!” marcando l’accento appositamente perché si sa i camorristi non parlano bene in italiano.

A proposito, io non ho niente contro i camorristi, ne conosco anche alcuni che sono accettabili, e nemmeno voi avete niente contro i camorristi, sentite a me, fatevi i cazzi i vostri che campate cent’anni, che poi non è vero che campate cent’anni perché se vi fate i cazzi vostri questi vi ammazzano tra diossine, rifiuti tossici o qualche colpo di pistola vagante, però tanto capita sempre agli altri mica a voi, fatevi i cazzi vostri che campate cent’anni finchè non vi uccidono.    

La mia cattiva imitazione del Malacarne aveva dato i suoi frutti perché si alza uno vestito da dottore finito cioè con tutti i capi in coordinato e alta uniforme: pantalone verde, maglia verde e camice bianco addirittura abbottonato, avrà avuto 55-60 anni con gli occhiali, che rassicurano sempre, e la zella, anch’essa abbastanza rassicurante,  gli dico che mio suocero ormai è diventato una pentola a pressione e comicia a dare i numeri, ha scambiato mia suocera per un matarazzo, la figlia per una montain bike con cambio Shimano e a me per Giorgio Mastrotta, lui non risponde, non dice niente, con andatura ospedaliera, cioè strusciando le Crocs a passo di bradipo, si dirige verso la stanza N°3, intuisco che devo seguirlo, arrivati alla stanza n°3 ci sono due barelle, una occupata da un vecchio palesemente in coma e l’altra libera, il dottore mette un lenzuolino trasparente in finta carta su quella libera, allora intuisco che devo farci stendere mio suocero, prende la macchinetta della pressione, gle la misura, dopodichè esce sempre con andatura ospedaliera, senza proferire mezza parola, nonostante le ciarle incalzanti di mia suocera, comincio a stimarlo e a capire che siamo in buone mani.

Dopo poco arriva un infermiera, con la maglia verde, i pantaloni fuscia e un maglioncino di lana bianco, senza cacarci manco di striscio come fossimo ectoplasmi prende una siringa la prepara e la appizza nel deretano di mio suocero, lei però essendo femmina non fu immune a mia suocera alla quale lanciò un occhiataccia insieme a un inappelabile “sta megl e me!”. 

Il suocero comincia a pisciare come un idrante a una manifestazione NoTav e la pressione comincia a scendere, eravano lì da un’ora circa, nessuna diagnosi, tre o quattro sillabe pronunciate, surrealismo a secchiate, riccottismo acuto e nessun segno di professionismo medico alcuno, eppure il suocero stava meglio, comincio a rivalutare tutti i miei pregiudizi, sono una persona pragmatica e se questi quattro mangiaricotta avevano guarito mio suocero nonostante tutto per me avevano fatto il loro dovere, devo smetterla di fare il qualunquista, ripetere sempre “io non ho niente contro questo o quest’altro… ne conosco anche qualcuno accettabile ecc..” come diceva Toò “è la somma che fa il totale!” .. i conti si fanno alla fine, così pieno di fiducia verso il prossimo e fiero di aver estratto una lezione di vita da tutta quella situazione mi avvio verso la stanza degli infermieri, ormai non più invalicabile, per ringraziare il medico e prendere il foglio di via.

Entro e la scena è rimasta immutata, 7-8 tra infermieri e medici vestiti alla resinara che guardano la tv, vabbè non fa niente, l’importante è che poi fanno bene il loro dovere… oh ma c’è una partita stasera? ma il Napoli non gioca domani?... e lì mi è caduto il mondo addosso, guardavano la juve e dai sobbalzi dalle sedie, unici movimenti che rompevano l’immobilismo, si capiva che erano anche juventini, non ho detto niente a mio suocero perché se scopriva che era stato curato da dei juventini si sarebbe preso a morsi l’avambraccio per zucarsi la lasix come il veleno di una vipera, che poi non erano semplicemente juventini ma napoletani che tifano per la Juve, io mo non ho niente contro i napoletani che tifano per la Juve, si vabbè, O’CAZZ! Io li schifo per mano di legge, e non ne conosco nemmeno uno accettabile, quelli so peggio delle suocere, degli animalisti, dei gatti, di Sergio Castellitto, dei Giapponesi, dei Cinesi, di quelli che divagano ripetutamente, dei camorristi, degli infermieri e i medici ricuttari...  e dei juventini.  A SPACCIMM RA GENT!

martedì 17 settembre 2013

Edwige Fenech




Gli uomini vengono da marte e le donne vengono quasi mai.
In teoria se gli uomini trattassero il clitoride delle donne come trattano il loro cusariello ci sarebbero milioni di donne più felici e soprattutto meno cacacazze.
Ma si sa gli uomini sono sciemi, come se avessero un cromosoma Buttiglione che ogni tanto viene a galla, mentre le donne hanno il cromosoma Bruke che ogni tanto le fa diventare zoccole.
Il problema principale è Beautiful, che anche se tu sei una plurilaureata in lettere e Mammasantissimismo e ci potresti intossicare la wuallera per ore con Caravaggio e Hikmet ritieni comunque verosimile il fatto che Ridge sia resuscitato svariate volte, come un Gesù Cristo iOS7.
E adesso e inutile che pensi:” ma chi io?..io non l’ho mai visto a Beatiful, nemmanco una puntata..” quello Beatiful si presenta sotto varie forme, tipo telefilm americani con musiche indie di ospedali, pronti soccorsi, con la gente che tiene quasi sempre lupus, i neri muoiono malamente,  e dove nonostante ci passano la gente con i peggio guai di malattie rarissime e mortali, gli infermieri, i dottori, i portantini ecc.. invece di curarli pensano solo a chiavare a turno tra di loro come i cunigli.   
Quello il masculo l’ha intuita (non capita) questa debolezza femminile e ne approfitta per estorcere prestazioni sessuali gratuite.
Per esempio una volta una mia amica mi disse che finalmente aveva trovato l’uomo dei suoi sogni, bello, romantico e che faceva il ricercatore, veramente affascinante come fatto, poi scoprì che invece lavorava all’aeroporto e lo lasciò, io l’avevo capito che lavorava all’ufficio oggetti smarriti, ma mi feci i fatti miei, in fondo non le aveva detto una bugia.
Perché quelli gli uomini pensano sempre alla stessa cosa, la patana, non tutti però c’è un 20% che invece non pensa a niente, proprio niente niente che quando tu gli chiedi “Amore ma che hai? A Cosa stai pensando?” e quello ti risponde “Niente niente” quello veramente non sta pensando a niente, schermo nero, buio totale, i più bravi riescono a visualizzare anche il puntino rosso dello stand-by.
Comunque è facile riconoscere quelli che fanno i carini solo per avere la patana, si lavano.
Inoltre:
1-     regalano fiori che nella mente di uomo significa “ uà ti devo regalare delle cose tagliate sotto, morte, che dopo tre giorni puzzano di cimitero e che costano una semmana di fatica… una bella cascetta di triglie!?.. che ce le facciamo indorate e fritte e ci arricriamo?”
2-     notano cose tipo che sei stata dal Parrucchiere che nella mente dell’uomo significa “ buon per te, è una questione di igiene, ogni tanto lo devi fare, pure io l’altro ieri mi so tagliato le unghie dei piedi e mica tagg venut a romper o’ cazz a te? e poi se ti facessi la ceretta con la stessa frequenza con cui vai dal parrucchiere me ne accorgerei sicuramente, tieni una rattacasa miez e cosc.”
3-      Fanno complimenti tipo “Come stai bene stasera!” che nella mente di un uomo significa “ma perché sei stata male? Mi spiace, rimettiti presto”

Che infatti se un uomo vorrebbe fare un complimento sincero uscirebbe fuori una cosa tipo: “ lo sai, ieri masturbandomi ho pensato a te!”. Che molte di voi staranno pensando “vabbuò fai schifo proprio all’umanità” invece questo è il più bel complimento che un uomo potrebbe farvi e vi spiego il perché:
 Partiamo dal fatto che tutti gli uomini si masturbano o si sono masturbati in passato, TUTTI, rassegnatevi all’idea, anche papà, il tuo fratellino, o’ nonno, il parroco, i papi, i poeti, i santi e i navigatori (quest’ultimi forse un poco di più) e se per caso tenete un fidanzato che a letto dura più di 5 minuti e lo trovate sotto la doccia a masturbarsi, mi raccomando non dite niente, donne fortunate, ditegli “amore lavati la capocchia alla velocità che ritieni più opportuna” mi raccomando. 
Quelli della mia generazione, come tutti, hanno scoperto le gioie dell’onanismo in piena pubertà, cioè verso i 13 anni, solo che i 13 anni di una volta non sono come quelli di adesso. Un tredicenne dell’epoca era ancora un mezzo bambino che pensava solo a giocare a pallone però gli prudeva malamente, inoltre all’epoca i mezzi di supporto erano scarsissimi, non come adesso che basta che scrivi “enel energia”su google o su emule e ti escono porchiacche di tutti i tipi, anche a pois. Il massimo era il giornaletto zuzzuso che il giornalaio però vendeva solo ai maggiorenni, quindi quando non riuscivamo a corrompere con le sigarette a Ciro O’Pazz, noto barbone locale, a fare le nostre veci, non ci rimaneva alternativa che lavorare di fantasia e mettere i miniciccioli nelle sigarette di Ciro O’Pazz.
Essendo ancora mezzi bambini, avevamo ancora una fantasia smisurata, non corrotta da playstation, marketing, x-box ecc..  quindi quando decidevamo di fare all’amore con noi stessi ne venivano fuori sceneggiature che manco nel meglio Harmony, tipo che tu eri caduto dal califfone e ti eri spezzato tutte le ossa del corpo umano e ti avevano ingessato tutto da capo a piedi, tranne là, e all’ospedale la tua infermiera era di una bellezza esagerata, spesso abbondante di petto, e che per controllare come stavi doveva per forza esaminare l'unica parte del corpo scoperta.(tutti i diritti sono riservati).
Quella infermiera in realtà non esisteva, non l’avevi mai conosciuta e nemmeno mai vista, te l’ha inventavi tu, i tratti del viso, i capelli, le misure del corpo ecc..  era per te la donna perfetta, la più bona dell’universo, la dea della bellezza.
Quindi quando uno ti dice “Ieri masturbandomi ho pensato a te” non solo ammette di aver rinunciato a qualsiasi supporto porno per usare l’immaginazione (cosa già di se apprezzabile) ma ti sta dicendo che quella donna, la donna dei suoi sogni da sempre, la dea della bellezza, adesso per lui sei tu. E potrebbe mai esistere complimento più bello di questo?... forse si... tipo “lo sai... somigli vagamente a Edwige Fenech..” ma nessun uomo sano di mente oserebbe mai dirlo.   

venerdì 30 agosto 2013

L'Origine dei Detti Napoletani - Volume 1



Negli anni 60 Ischitella è un lussuoso luogo di villeggiatura oltre ad essere un grazioso borgo di pescatori, capitò che nel 1965 per puro caso si ritrovarono in vacanza tutte insieme le mamme dei futuri deputati del PDL.

E fu a quel punto si verifico un vero e proprio cataclisma, praticamente quando le mamme di futuri deputati del PDL si buttavano a mare per farsi il bagno dopo un po’ che stavano ammollo le si vedeva sobbalzare cacciando dei gridolini tipo “uh..uhuh..uuuuh”.

Il giorno dopo i pescatori buttarono le reti in mare è non presero nemmeno un pesce, e così il giorno dopo e il giorno dopo ancora, cosicché presi dalla disperazione decisero di riunirsi per trovare una soluzione; uno dei pescatori si ricordò che in paese viveva una vecchia star locale che si era ritirata dalle scene proprio nel suo momento di maggiore fama senza un preciso motivo, costui era un cantante rockabilly che faceva le cover di Elvis, Bobby Solo, Little Tony ecc.. per gli americani che nel dopoguerra venivano in villeggiatura qui da noi, e nonostante l’inattività aveva  ancora un grosso seguito. Allora decisero di andare da lui per chiedergli di organizzare il suo trionfale ritorno sulle scene in un concerto per raccogliere fondi per i pescatori in difficoltà. Il cantante in questione era il famoso Riccardo Marinato in arte Rick Marenare che però prima di dire si però si prese un lungo periodo di riflessione. Per questo si diffuse nel paese il modo di dire tutt’ora in uso: “ O Rick Marenare ..o Pover Piscator!”



Nell’800 la carne era un bene di lusso, il popolino non potendo ovviamente permetterselo aveva inventato tutta una serie di credenze popolari intorno a esso che per lo più riguardavo la perdita del senno. Forse inoltre queste credenze erano anche fondate, perché non esistendo ovviamente allora i controlli, il frigo, l’asl ecc.. la mucca pazza regnava incontrastata tra i consumatori di carne. Proprio per queste credenze i macellai avevano enormi difficoltà ad arruolare garzoni, giovani di bottega ecc disposti a lavorare a contatto con la malefica carne per tutto il giorno, quindi spesso erano relegati a fare questo lavoro i giovani più cretini e deficienti del paese. Essendo un bene di lusso poi la carne doveva essere sorvegliata anche la notte per evitare eventuali furti e spesso questi garzoni erano costretti a dormirci sopra per sorvegliarla. E da questa usanza che si diffuse il simpatico modo di dire: “A Carn Asott e E’ Maccarun Acopp”.



Non tutti sanno che prima dell’avvento dei motori a scoppio le persone come mezzo di locomozione non usavano solo i cavalli, i carri ecc.. ma era consueto, specialmente tra le classi meno abbienti, il trasporto in braccio o sulle spalle. Spesso svolgevano questa attività i giovani più robusti che in cambio di un “biglietto” (una banconota) ti trasportavo in braccio da un luogo all’altro. Quando poi un paio di generazioni dopo nacquero le automobili, gli autobus, i tram ecc i giovani si ricordavano dei loro antenati che svolgevano tale attività in tempi non sospetti e orgogliosamente esclamavano il modo di dire in uso ancora oggi. “si o'Nonno tenev e Rote er nu Tram”



Negli anni trenta nacquero i ladri d’appartamento, spesso e volentieri si trattava di vere e proprie bande di criminali che accedevano agli appartamenti delle vittime soprattutto passando per la rete fognaria oppure dagli scantinati ecc… tutti luoghi comunque molto bui, per questo inventarono quello che oggi è comunemente conosciuto come Gruppo Elettrogeno ma allora era a manovella e si chiamava  “O’Lume A’Pugnett”. Gli addetti all’uso del Lume erano due e insieme formavano il cosiddetto “Palo”, che non è, come molti erroneamente pensano, la sentinella della banda che avvisava nel caso arrivassero le forze dell’ordine, ma semplicemente deriva da “Palo della Luce”.

Il “Palo” era composto da: l’addetto all’uso della manovella; di solito il più famoso masturbatore del quartiere, e da  colui che reggeva la Lanterna, e data la luce accecante del marchingegno di solito era un non vedente. Da ciò deriva il modo di dire “A Lanterna Man e Cecat”.



Negli anni 50 erano molto diffuse le case di tolleranza, però purtroppo nel dopoguerra e con l’avvento del boom economico era molto difficile trovare giovani carine disposte a imparare il mestiere più vecchio del mondo, quindi spesso erano delegate alla prostituzione anche donne non di bellissimo aspetto. Al massimo ogni casa di tolleranza poteva permettersi il lusso di avere nel suo staff solo una giovane dall’aspetto gradevole, e spesso i bordelli se le contendevano come accade oggi con le squadre di calcio e i calciatori. Essendo ovviamente molto richieste ai clienti capitava di poter inzupparsele molto raramente ed era considerato quasi un terno all’otto. Da qui il detto: “Pigliat a Bona ca a Malament nun manca maje”.



Come è noto negli anni 50-60 le famiglie erano molto numerose e spesso vivevano al limite della miseria. L’igiene personale non era ancora concepita come oggi ma il benessere economico cominciava a far avanzare pretese al riguardo soprattutto alle donne, da sempre più attente all’igiene. Purtroppo spesso nelle case c’era un solo bagno o addirittura esistevano i bagni condominiali. Quindi succedeva che un giovine quando aveva appuntamento galante con una ragazza dovesse comunque aspettare il proprio turno per la toletta, e quindi spesso e volentieri era in ritardo ed era costretto ad arronzare l’igiene intima e pur sapendo che alla fidanzata ciò non sarebbe piaciuto, ed avrebbe procurato una lite, usciva comunque commentando rassegnato “Ascimm a Pisc Fetient”



C’era una volta la mamma di Silvio…. Vabbuò nun da rett…

“Ngnik Ngnak int a Buttegl”

mercoledì 28 agosto 2013

La Sacra e Segreta Arte del Filmino di Matrimonio



Nonostante negli ultimi anni sia stato devastato dalla regressione culturale crescente(come un po’ per tutto d’altronde), il filmino del matrimonio è una vera e propria forma d’arte, che ha avuto il suo massimo splendore negli anni 80 e inizi anni 90.
Avendo io un fratocuggino maestro in quest’arte cinematografica cameraman a TeleA da 30 anni , sono venuto a conoscenza del fatto che in realtà si trattava di una vera e propria forma d’arte sacra, con dei precetti ben precisi che andavano rispettati minuziosamente, un po’ come per il teatro giapponese, per non incappare nella blasfemia infamante delle anteprime a via Caracciolo.

I creatori dell’opera dovevano essere tre; detti volgarmente fotografi dovevano essere di sesso maschile e circoncisi :



  • Il Cameraman: di solito il più anziano che custodiva e elargiva con parsimonia i segreti artistici della sacra arte agli altri due elementi.
  • L’ addetto alle Luci: di solito il più giovane che stava per tutto il tempo col braccio alzato per tenere il faretto di 300.000 watt che poteva illuminare da solo mezzo campo di calcetto.
  • L’amico a scrocco: per lo più figurante intento solo a mangiare a sbafo come un puorco, figura apparentemente inutile ma di grande valore tradizionale.



I tempi della realizzazione erano scanditi da segnali ben definiti ma sempre uguali tipo: il momento in cui tutte le donne presenti si toglievano le scarpe sotto al tavolo oppure dopo il terzo bambino andato al pronto soccorso o infine quando il secondo zio ubriaco cominciava a fare il rattuso, ecc.

Fondamentali inoltre erano le musiche che includevano al massimo una ventina di pezzi ognuno dei quali doveva accompagnare un momento ben preciso della messa in opera della rappresentazione artistica.

Vi espongo di seguito un esempio classico di rappresentazione della sacra e segreta arte del filmino di matrimonio:

 

scena 1. location: casa della sposa.
musica: una a scelta tra:

primo piano della sposa con stacco nello specchio sul commò.
sposa con truccatore e/o parruchiere gay che fanno battuta e lei ride.
sposa schiata sul letto a tipo bambulella di capodimonte con pugno sul mento e sguardo sfuggente.
entrata della suocera palesemente imbarazzata che consegna  buchè alla sposa gesticolando col regista per capire dove mettersi.
carrellata effetto seppia spalliera del letto, sposa, armadia e di nuovo specchio commò. 
entrata genitori che si schieano a tipo fotografia.
asciuta della sposa dal palazzo con tagliata del nastro del papà e stacco della musica per consentire l'audio originale degli schiamazzi delle vaiasse che lanciano il riso. 
carrellata in bianco e nero della machina d'epoca addubbata a festa.
primo piano criaturo adibito a paggietto che dice palesemente una malaparola.

scena 2. location: casa dello sposo.
musica. una a scelta tra: 
 
                                      

sposo che si fa appuntare la cravatta dalla mamma.
sposo che si sfila e poi si rimette la giacchetta.
sposo che tiene giacchetta sulla spalla.
(basta così perchè si sa che lo sposo in quella giornata è solo una comparsa)

scena 3. location: chiesa.
musica: una a scelta tra:




carrellata chiesa mentre la gente si appiccica per accappararsi le panche migliori.
arrivo della sposa con scesa dalla machina e criaturi gironzolanti.
stacco musica con trasuta della sposa in chiesa accompagnata da una a scelta tra: 

carrellata sugli invitati dormienti con
primo piano scambio anelli con battutina standard prete.
eventuale stacco musica per scambio promesse.
asciuta della sposa con lancio riso rallenty a sfumare. 

scena 4. location: buttati in mezzo a una via.
musica: due a scelta tra: 




ripresa dalla machina cartello uscita autostradale.
ripresa scoglio, mare,gabbiano che vola, vespa che impenna.
sposo che fa scendere sposa dalla machina.
sposi abbracciati di lato con carrellata sul panorama.
sposo che fa fare caschè alla sposa.
sposi schiati per terra.
primo piano sposi che si baciano con cambio inquadratura su cofano mercedes.
sposi che si tengono per mano che si arritirano.

scena 5. location: ristorante.
musica: una a scelta tra: 





sposi che entrano con stacco musica per applauso.
sposi che si assettano e bevono sciampagna.
carrellata parenti che mangiano con: chiaturo che fa linguaccia, vecchia che si mette in posa, zio che sorride a frato del cazzo, cuggino che fa il figo fingendo di continuare a chiacchierare, zio che se ne strafotte della telecamera e continua a strafogare, famiglia ntussecata non si sa bene il perchè ecc.. 
sposi che abballoano su my way live on pianobar.
carrellata a scatti miezo alla gente che abballa.
sposi che bevono la sciampagna coi bracci arravugliati.
taglio torta con araputa di caiola palumbi. 
stacco su palumbi che volano e tramonto.
sposi che salutano da dentro alla machina.

titoli di coda con interviste ai parienti e backstage.
musica: una a scelta tra:




 

martedì 27 agosto 2013

COMUNICATO MOVIMENTO FILO FILO BORBONICO




Sudditi e pupulazione dellu Riame, na vota Napule era na capitale cunusciuta e apprizzata in tutta l’Europa per la qualità e la fattura delli suoi prudotti, ma da quande so arrivati li Piemuntese, e anche li cinise, la robba me par nzogna pe li casatelle.
E pure la stoffa nun tene chiù chillu vigore antico degne dello Riame delle Due Sicilie, lu cutone se rompe primma ancora di infelarlo pe dint all’ago, li cazune se scosane per mezzo alli pacche e comm antuppi pe vicino a nu chiuovo se sdruma tutto lu vestito.
Per questi mutivazione che noi del Movimento Filo Filo Borbonico chiediamo alla pupulazione di ribbellarse a queste soppruse, noi rivulimmo lu Filo Borbonico che era forte, resistiente e rubusto.

Viva o’ Re, Viva Li Sarte Borbonici, Viva Lu Filo Borbonico.