sabato 17 settembre 2016

Il Giacchettiello Dietro al Cuofano



Una delle conseguenze di non voler arrendersi all’autunno è che la matina scengo ancora con la magletella a meze maniche (t-shirt, per i chiattilli). Il fatto è che, stupidiato dal suonno, non mi rendo mai conto della reale temperatura esterna, e infatti stamattina sono arrivato fuori alla posta e poi nell’ordine mi sono reso conto che: prima cosa stavo sveglio, anche se non sapevo come fossi arrivato lì, seconda cosa che faceva un fetente di freddo con patapati sparsi, grandine a grappoli, nebbia in valpadana, cavallette dell’apocalisse ecc.. allora mi ho arricurdato che tempo fa misi un giacchettiello dietro al cuofano, il classico giacchettiello che saddà jettà, che ti accattò mammà in coppo pugliano e non si sa come è sopravvissuto a innumerevoli sfratti, che però “mo me lo metto dietro al cuofano ca un se po mai sapè”, ovviamente il giacchettiello in questione è qualcosa di apocalitticamente imbarazzante; color rosso SanCiro con rifiniture in grigio depressione, cappuccio anni 90 con laccio antisuicidio, ammappucciato come se ci avesse andata in letargo una intiera famiglia di zoccole, odore a metà tra nafta e umidità, non si esclude che sia stato usato in passato per controllare il livello dell’olio o come gancio di traino, ma comunque con la mia t-shirt declathon azzurra ci stava una favola per questo, visto che ormai ho perso qualsiasi dignità umana e faccio collezione di figure di niente, decido comunque di indossarlo perché meglio essere scambiato per puzzato di fame che prendere la bronchita che poi essendo veramente un puzzato di fame non tengo i soldi per comprarmi le medicine. Per ripararmi dalla pioggia poi ho ritrovato sotto alla rota di scorta un ricchionissimo ombrellino bianco a pois rosa con inserti in merletto col manico curto e un asticella spezzata, che probabilmente dato le dimensioni è stato progettato per riparare dalla pioggia le capocchie di cazzo. Mi avvio così bel abbardato verso la posta, al che il necro che chiede l’elemosina fuori mi piglia sotto braccio (il suo outfit era: maglietta del Barcellona, jeans multitasking, scarpe antinfortunistica sporche di fraveca) e mi dice. “Fratello questa veramente è zona mia, però ti ho visto che veramente staje più nguaiato di me, facciamo così, tu ti metti all’entrata io all’uscita e poi spartiamo” e io gli ho risposto “caro amico necro, dammi il tempo che pavo ste bollette, chiamo al masto e mi do malato e poi ci apriamo questa società a responsabilità immigrata che sicuro mi abbosco di più che andando a faticare”. Traso nella posta, mi scanso quelle 3-4 vecchie che mi volevano dare i 20 centesimi e una suora che mi voleva purtare alla caritas, e mi accorgo che è jurnata di pensioni è ci stanno orde di giovani sfasulati che portano la nonna a riscuotere venerandola come fosse la Venere di Willendorf e tutta la curva B di vecchi assettati che si allamentano random con gli impiegati allo sportello “Oilloc mo se soss nata vota” “Oilloc mo se fa a chiacchierata” “Oilloc mo se pigl pur o’ cafè chill già fatica assai” ecc.. che secondo me li paga la posta per incentivare gli impiegati e infatti quando gli ho chiesto “scusate o’ nò che numero tenete?” mi ha risposto “No no io la pensione lo presa ieri, stamattina so venuto apposta per cacare il cazzo”. Allora ho desistito e me ne sono uscito, solo che non ho trovato al necro che evidentemente aveva visto passare una giovina ariana e ha dovuto un momento violentarla, o forse ha visto passare un italiano che lavorava (è difficile) ed è andato a rubarci il lavoro, o forse è andato a riscuotere i suoi 40€ giornalieri che gli regala lo Stato italiano per andarli a sperperare in droga e Snai. Mo sto fuori alla posta facendo il paro e sparo se mi conviene andare a faticare o prendermi il posto del necro.. male che vada sopra a facebook alla voce lavoro scrivo “Ricercatore”… Ricercatore di spicci..

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